348A6932

Yvonne Frei sul suo intervento nel febbraio 2020:
ognuno ha la propria storia e tutti sono estremamente grati per le cure che hanno ricevuto. 

Guardo dal finestrino di “Air Trabiccolo” sulla strada dalla capitale Bischkek a Osh e scorgo le vette del Pamir in una meravigliosa giornata invernale. Da quasi cinque anni qui in Kirghizistan gestiamo il progetto principale della Fondazione Speranza per l’infanzia. È incredibile come vola il tempo. Ci chiediamo: “Abbiamo raggiunto qualcosa? Abbiamo fatto la differenza con i nostri interventi?“ Siamo ormai abituati alla pista dissestata dell’aeroporto di Osh, al traffico caotico sulla strada verso l’ospedale. Siamo abituati all’intonaco el vecchio prefabbricato russo che cade a pezzi, ai collegamenti sotterranei, simili a catacombe, tra i vari tratti dell’ospedale. Tutto ci appare normale. Come di consueto, la sala d’attesa è gremita di persone. I pazienti si presentano sempre accompagnati da numerosi membri della famiglia che poi li assisteranno durante le cure
ospedaliere. Madina, una giovane donna e una delle prime pazienti, ci saluta raggiante, regalandoci un bel sorriso. Quante facce note tra i pazienti in attesa. Ognuno ha la propria storia e tutti sono estremamente grati per le cure che hanno ricevuto.

Entriamo nella sala di trattamento. Le due vecchie sedie da dentista svizzere sono ormai familiari. Danjiar, Nursultan e Asamat ci accolgono con un caloroso abbracciano, come se fossimo membri della famiglia. Saikal e Aidana ci salutano come vecchi amici. Dopo esserci cambiati iniziamo a lavorare, come abbiamo fatto negli ultimi cinque anni. Un paziente dopo l’altro viene chiamato e presentato a Marcel, l'ortodontista. Si discutono gli sviluppi dall’ultima pianificazione e se ci sono delle migliorie da apportare. Infine vengono prese decisioni e annotate le prossime tappe del trattamento. Saikal, logopedista, controlla i suoi pazienti e ne discute con Marcel in modo interdisciplinare. Aidana, la giovane assistente premurosa, affianca i dentisti. Aiuto dove ce n’è bisogno. Si tratta di un intervento particolare, dato che ora dichiariamo conclusa la fase di costituzione del progetto. Quella che segue è la fase di distacco, in cui vogliamo passare il timone ai chirghisi in piccole tappe. 

Stanchi, guardiamo fuori dal finestrino dello stesso trabiccolo di due settimane fa. Il nostro intervento è terminato. Entrambi abbiamo visto molti pazienti, discusso e, come sempre, lavorato molte ore al giorno. Marcel ha elaborato e fissato molti piani con i dentisti. Abbiamo mostrato, documentato e imparato tante cose. Ho visitato alcuni asili e un orfanotrofio e ho dato corsi di profilassi. È stato un periodo ricco di
incontri e abbiamo conosciuto tanti nuovi amici. 
Ora posso rispondere con un chiaro “sì” alla domanda se abbiamo ottenuto qualche risultato. Abbiamo avuto l’opportunità di condividere le nostre conoscenze. Constatiamo che i medici chirghisi le applicano. Forse non sempre in modo impeccabile, non sempre
secondo il nostro standard svizzero, tuttavia secondo scienza e coscienza. Per i prossimi anni potranno contare su di noi e sul nostro know-how. Arriverà il momento in cui saranno in grado di aiutare i bambini in Kirghizistan a vivere una vita dignitosa e secondo le proprie scelte.